Archivio | aprile, 2012

Prima di tutto GIUSTIZIA SOCIALE

15 Apr

Cagliari, 15 aprile 2012

Il passaggio dalla I alla II repubblica ha trasformato la vecchia democrazia in mediocrazia, mediocre e mediatica, e avvalorato la trasformazione della res publica in res privata. Le cause e le conseguenze sono state:

1) L’asservimento e l’appiattimento del sedicente servizio pubblico radiotelevisivo all’audience e alla tv commerciale voluta da Silvio Berlusconi, oscena, violenta e diseducativa; clonazione che ha incrementato l’evasione fiscale del canone Rai, sulla falsariga di quella più generalizzata, nata e cresciuta per l’assenza di servizi e per la legittima difesa dei contribuenti.

2) Il conseguente consumismo sfrenato, rivelatosi ben peggiore del comunismo (io non sono anti-comunista), che ha coinvolto e travolto perfino la Chiesa cattolica e ha stravolto il concetto di giustizia e di legge, dove solo la seconda è uguale per tutti perché solo chi può permettersi un avvocato ha vita facile nei tribunali.

3) La nascita di partiti che proprio grazie alla televisione si sono riconosciuti in un uomo, idolatrandolo. Ha cominciato Berlusconi, lo hanno imitato Bossi e Di Pietro. Grillo, Vendola, Montezemolo (ed altri che verranno) rischiano di fare una fine analoga: avrei inserito volentieri Matteo Renzi, ma non se ne può più di politici prestati al Bagaglino.

In un ambientino così falso od artefatto – scegliete voi – è stato il denaro ad aver deciso quali dovessero essere i nostri rappresentanti e le leadership, o meglio leaderscipp. Tralascio appositamente corruzioni, voti di scambio ecc. E la tv è servita a dare lustro ai volti, ai sorrisi e alle promesse di chi poteva investire di più in spot e campagne elettorali: ovvero alla demagogia. Di fatto è andato a “governare” non chi aveva le idee migliori, ma chi aveva più soldi da investire. Ecco il perché dei rimborsi elettorali, 4 euro a cittadino, legati al numero dei votanti: si investe una cifra x per guadagnare una cifra y. E’ programmabile, programmato.

Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la democrazia, bensì con la mediocrazia e la mediocrità delle televendite, e degli schiavi che le interpretano. E tutto ciò non ha nulla a che vedere con la rappresentanza, bensì con l’autoreferenzialità. Cosa vuol dire? Semplice: egoismo, ingordigia, potere. Esattamente il contrario di GIUSTIZIA SOCIALE, che alla sua base ha invece: altruismo, servizio, passione. In una recente statistica è emerso che gli italiani hanno sempre meno fiducia nei partiti e sempre più nel volontariato. Tra partiti e volontariato oscillano enti e istituzioni che non raggiungono il 50% di gradimento. Il volontariato sfiora l’80, la politica il 5. Che significato ha un risultato del genere? Ricordate quando, dopo il terremoto in Abruzzo, si scoprì che una “cricca” pensava alla spartizione del denaro della ricostruzione, mentre una seconda “cricca” gestiva i milioni degli appalti e, allo stesso tempo, sfruttava i volontari della protezione civile? Perché non è scattata l’indignazione e la ribellione del no-profit? La risposta è facile: perché il volontariato è responsabile e sa che, se si ferma, si ferma il Paese.

Oggi l’Italia può contare, per difetto, su più di 5 milioni di volontari e su almeno 15.000 associazioni. Per ognuna di esse che chiude, ne nascono 10. E’ evidente che c’è un’esigenza di GIUSTIZIA SOCIALE senza precedenti. E’ evidente che la politica ha fallito. La politica è riuscita a distruggere l’Italia e se stessa: è questa la vera anti-politica! Ogni tanto dal mondo del volontariato si è sentita qualche voce, più o meno autorevole, che ha strigliato i nostri fantomatici rappresentanti, impegnati a spendere i nostri soldi e a dimenticare gli indigenti, i meno abbienti, gli “ultimi”. Però quella voce non è potuta andare oltre, perché i politici, nel loro tentativo ben riuscito di auto-distruzione, hanno cercato di dare il colpo di grazia anche al volontariato. Come? Con i finanziamenti pubblici e i controlli, che i partiti dovrebbero riservare a se stessi e che per il no-profit sono solo una forma di sottomissione. Ho conosciuto personalmente esponenti di associazioni di volontariato, laiche e religiose, che con la bava alla bocca hanno fatto (e fanno) la fila dal politico di turno per avere quanto spetta loro di diritto. Ciò non vuol dire che il volontariato sia parte del sistema e che debba tacere, ma che il meccanismo è inaccettabile: c’è il rischio infatti che qualche associazione si sporchi con il voto di scambio ed altre nefandezze, e il gradimento dei cittadini cominci a scendere anche lì. Per evitare tutto questo, per provare a salvare il salvabile ho creato questo blog. In precedenza ho fatto parte di associazioni di volontariato e ne ho fondato una che si chiama “Osservatorio Antiplagio”.

Negli ultimi anni, ogni volta che ho sentito levarsi grida di esponenti di rilievo del mondo del volontariato (per esempio don Ciotti e Gino Strada) contro politici e malaffare, ho pensato che fossero voci nel deserto. Infatti era così. I nostri “amministratori” hanno preferito ignorarle. Voi non ci crederete, ma il motivo della loro falsa sordità è la paura. I partiti sanno benissimo che il volontariato è l’unica istituzione che si occupa di GIUSTIZIA SOCIALE e ne hanno terrore. Sapete perché? Perché sanno che se tutti i volontari d’Italia scioperassero per una settimana, verrebbero fuori le magagne e i fallimenti peggiori della classe politica. Ma loro, i politici, sanno pure che ciò non accadrà, perché il volontariato è molto più responsabile delle caste e non bloccherebbe l’Italia, sottraendo ai bisognosi quel minimo di GIUSTIZIA SOCIALE che ancora esiste e resiste. La politica, quindi, si fa forte dei propri silenzi e confida nella serietà delle associazioni di volontariato per non affrontare e non risolvere i problemi delle famiglie in difficoltà e dei poveri: perché c’è già chi ci pensa!

Il volontariato fa bene a non fermarsi, né a fare passi indietro. Però, di fronte al menefreghismo e all’arroganza degli “eletti”, non può più stare a guardare. Per poter sperare di continuare ad aiutare i deboli, deve fare un passo avanti, oramai fondamentale.

Ogni associazione di volontariato, senza intaccare il proprio impegno e senza disturbare necessariamente i leader, deve indicare (non come nelle finte primarie della partitocrazia) uno o due esponenti che possano rappresentare la fasce sociali più deboli in Parlamento e in tutti i parlamentini sparsi nel territorio: va fatto all’interno di un nuovo soggetto politico o, al limite, con l’aiuto dei personaggi che ho già citato e che forse non si sono fatti ancora travolgere dall’autoreferenzialità, in particolare Beppe Grillo e Nichi Vendola. Se però Grillo e Vendola rifiutano la proposta, ovvero l’inserimento nelle loro liste elettorali di esponenti delle associazioni onlus e no-profit scelti dall’interno, il volontariato è in grado di organizzarsi da solo, potendo contare su moltissimi italiani che, disgustati dalla politica, voterebbero i suoi programmi.

La GIUSTIZIA SOCIALE deve entrare in Parlamento dalla porta, non dagli spifferi o dai pertugi delle stanze chiuse e semichiuse dei politici a caccia di serbatoi di voti. Oggi più che mai la GIUSTIZIA SOCIALE deve essere presente per dare a ciascuno il suo, senza danneggiare gli altri (unicuique suum tribuere, alterum non laedere), e far recuperare alle persone sfruttate, ai bambini corrotti dai “media”, alle famiglie disagiate la loro piena dignità.

Il volontariato ha dalla sua parte l’esempio, la vera condivisione, l’autentica solidarietà, non quelle sbandierate dai politici falliti. E i cittadini ne sono consapevoli. Così come sono consapevoli che i volontari non sono esclusivamente persone che sanno, come i saccenti “eletti” di adesso, ma soprattutto persone che sono (cito Luigi Ciotti). I cittadini sanno inoltre che “potere” non è dominio, prevaricazione, ma potere fare qualcosa per i più disagiati, in primis, e per gli altri a seguire. Amministrare una nazione non è come amministrare un’azienda o una banca: la GIUSTIZIA SOCIALE nelle aziende e nelle banche è sconosciuta, nelle banche è addirittura calpestata. Ecco perché il Paese Italia è fallito, perché è ciò che può succedere alle aziende, alle banche.

Volontariato, volontari! Se ci siete, diffondete questa notizia e inoltrate le vostre adesioni a giustiziasociale[@]email.it. Aiutatemi ed aiutatevi ad informare tutti, sull’esempio del video che segue.

Non possiamo tirarci indietro proprio ora che siamo finiti nelle mani di professori che saranno pure apprezzati come docenti, ma come rappresentanti del popolo sono falliti in partenza, perché il popolo non li ha scelti; e stanno continuando a fallire come i don Abbondio che li hanno messi ad occupare il loro scranno per lavarsi la coscienza. O come i Ponzio Pilato che hanno abbandonato al suo destino anche il volontariato, insieme ai suoi assistiti, per lavarsi le mani. Ma più se le lavano, più diventano sporche. Sono professori che per fare finta di stare dalla parte del volontariato e della Chiesa cattolica hanno incluso nel loro organigramma di governo un ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione che è un alibi scalcinato.

Se avete almeno 5 anni di servizio di volontariato alle (e sulle) spalle, auspico la vostra partecipazione, le vostre considerazioni e le vostre telefonate al 3333665000 per parlare del partito del volontariato o di ciò che il volontariato può fare per dare nuova voce e nuovo vigore ai cittadini che hanno perso la speranza. Io le mie idee e la mia buona volontà le sto mettendo in “gioco” e in discussione. Attendo voi, affinché un giorno non possiate dire “non pensavo che sarebbe finita così… non sapevo”. Fissiamo un appuntamento a Roma: il giorno e il luogo decidiamoli insieme.

Giovanni Panunzio (55 anni), insegnante di religione disingannato