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Osservatorio Antiplagio sui reati online. “Siano perseguiti – per favoreggiamento – anche gli amministratori dei social”. Incassano milioni impunemente e nel frattempo (si sfregano e) si lavano le mani: per delitti compiuti a casa loro.

20 Gen

Mark Zuckerberg ed Elon Musk (foto Ansa)

Comunicato-stampa del coordinatore nazionale di Osservatorio Antiplagio, Giovanni Panunzio

In data 18/1/24 ho inviato, a nome e per conto di Osservatorio Antiplagio, sia tramite email che pec, un esposto (riportato a seguire) alle Procure della Repubblica dei capoluoghi di regione italiani, oltre che alle Procure della Repubblica di Lodi (dato il caso in oggetto) e di Catania (specializzata in reati telematici), per sollecitare la magistratura, di fronte ai continui abusi e soprusi perpetrati nei social – fake news comprese – a vagliare la possibilità di perseguire sia gli autori di essi che, per favoreggiamento, gli amministratori degli stessi social; visto e considerato che mettono a disposizione il mezzo, senza verificare quanto viene postato: è come se i lettori di un giornale scrivessero lettere alla redazione e quest’ultima decidesse di pubblicarle tutte e sempre, a prescindere dai contenuti. L’invito alle Procure, tra l’altro, fa riferimento alla concorrenza sleale messa in atto dai titolari delle piattaforme-social, che si accaparrano lettori e fruitori a centinaia di migliaia – a danno dei media tradizionali, in particolare dei quotidiani online e della carta stampata, obbligati a registrarsi in tribunale – e non si dotano di organi di controllo, pur realizzando ricavi milionari. A nostro giudizio, l’inerzia del Legislatore non può permettere ancora questo stato di cose e, soprattutto, ulteriori azioni delinquenziali. Il fatto poi che l’organizzazione dei social non sia normata, non può e non deve escludere dalle responsabilità chi li gestisce per fini prettamente commerciali, mettendo a disposizione di chicchessia spazi a volontà: il che ovviamente invoglia i titolari ad accettare qualsiasi richiesta d’iscrizione, anche in incognito, poiché è proprio sui numeri che si basa il loro arricchimento. Se è vero che la responsabilità penale è personale, è anche vero che: “Il favoreggiamento personale è ammissibile tutte le volte in cui il mezzo adoperato sia in sé idoneo a concretizzare l’aiuto” (Cassazione penale 11159/82).
Giovanni Panunzio, coord. naz. Osservatorio Antiplagio (nella foto)

Alla c.a. delle Procure della Repubblica di:
Lodi, Ancona, Aosta, Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catania, Catanzaro, Firenze, Genova, L’Aquila, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Roma, Torino, Trento, Trieste e Venezia

Oggetto: violenze verbali online e responsabilità dei social

Con la presente si espone quanto segue.
Premesso che:
1) di recente una ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano, Giovanna Pedretti, è deceduta tragicamente, dopo essere stata accusata di un imbroglio ed insultata e minacciata nei social, a seguito di un’ipotesi di falso avanzata dallo chef Lorenzo Biagiarelli, in sintonia con la compagna ed influencer Selvaggia Lucarelli.
2) Diversi precedenti episodi di feroce reazione verbale, sempre nei social, hanno provocato analoghe reazioni autolesionistiche da parte dei destinatari o, meglio, delle vittime di post violenti, discriminatori e minatori; basti pensare alla violenza contro le donne ed al bullismo.
3) L’iscrizione degli internauti ai summenzionati social avviene senza alcuna attenta verifica, da parte dei gestori, sull’identità di chi crea un account – il che peraltro non impedisce ai minorenni di qualunque età di registrarsi – e che chiunque, quindi, può scrivere in essi (social) anonimamente e impunemente, in qualsiasi momento, ciò che gli viene in mente su qualsiasi evento mediatico.
4) In Italia, allo stato attuale, non esiste una regolamentazione per i social che, come quella (ad esempio) per la stampa, attribuisca una responsabilità diretta e/o indiretta a chi mette a disposizione di chicchessia, per fini commerciali, pagine e pagine online, nelle quali vengono pubblicati commenti, giudizi e opinioni – su fatti di attualità, di cronaca, ecc. – che provocano reazioni inconsulte e incontrollabili.
5) Tuttavia, a maggior ragione – non esistendo una regolamentazione -, non può essere esente da responsabilità chi dirige e offre a milioni di utenti, senza alcun controllo, le piattaforme-social in questione, visto che introita guadagni miliardari; né può esserne esente chi le utilizza, sempre per finalità economiche, onde incrementare i seguaci e, di conseguenza, le relative repliche, il più delle volte tracotanti e diffuse in modo esponenziale.

Si chiede alla vostra spettabile Procura della Repubblica:
A) Di accertare, di volta in volta, se nel comportamento dei titolari dei social – in particolare X e Facebook – possano essere ravvisabili illeciti penali, come (a titolo di esempi) l’omesso controllo sui post pubblicati e/o l’istigazione a commettere una differente fattispecie di reato; ciò vale sia per il caso citato in premessa, sia per la generalità degli episodi analoghi verificatisi nei mesi e negli anni scorsi nel territorio nazionale. Motivo per cui il presente esposto viene inviato, altresì, a tutte le Procure della Repubblica dei capoluoghi di regione italiani e alle Procure della Repubblica di Lodi e di Catania, esperta in delitti informatici.
B) Di valutare se le medesime responsabilità penali debbano ricadere anche su chi usa le pagine-social per incrementari i propri followers e, nel contempo, i propri affari, non curandosi minimamente dei risvolti e delle implicazioni delle reazioni selvagge e virali dei seguaci.
C) Di considerare che spesso i danni causati alle persone coinvolte e alle loro famiglie sono così ingenti che è oggettivamente giusto e opportuno che ai risarcimenti concorra pure chi ha messo a disposizione il mezzo – insieme a chi lo ha strumentalizzato (v. gli influencer) per incrementare i clic, le visualizzazioni, le condivisioni, i followers e gli incassi – attraverso il quale è stato indotto il delitto. Tanto più che il fatto in sé, paragonato alla condotta vigile di altre pubblicazioni registrate regolarmente nei tribunali, è discriminante e, a giudizio del sottoscritto, non può e non deve essere tollerato. Se i social infatti (ma non solo) sottraggono, come succede, fruitori e guadagni alla stampa autorizzata, non si comprende perché i loro amministratori non si dotino di organi di garanzia e, in caso contrario, non debbano pagare per eventuali inadempienze o superficialità: avvalorate dalla presenza nelle relative piattaforme di centinaia di migliaia di profili in incognito, utili forse negli Stati anti-democratici, ma sicuramente utilitaristici e strumentali in un Paese come il nostro. Per non parlare di un secondo fenomeno incontrollato, quale è quello delle fake news.
D) Di tenere presente che chiamare in causa pure i responsabili di X e Facebook – insieme ai loro iscritti che speculano sulle disavventure o le disgrazie altrui – sortirà l’effetto, a prescindere dal risultato, di richiamarli anche ad una maggiore sorveglianza e ad una organizzazione interna più efficente. Tutto questo, ovviamente, non deve essere il prezzo da pagare per il loro successo e arricchimento, ma una forma di tutela e di giustizia sociale nei confronti dei cittadini più frangibili: che non reggono psicologicamente ondate e valanghe virtuali di aggressioni, offese e umiliazioni.
E) Infine, ammesso e non concesso che non si possano costringere i social ad annoverare esclusivamente utenti certificati, si chiede comunque alla vostra spettabile Procura della Repubblica (considerato l’immobilismo del Legislatore) di portare davanti ad un giudice, qualora esistano gli estremi, i rispettivi amministratori – insieme a chi usufruisce in maniera scriteriata degli spazi concessigli – per ascoltare le loro giustificazioni. Ma sarebbe meglio definirli alibi, camuffati dietro una libertà di espressione e di comunicazione che, in realtà, è totale anarchia, peraltro tra le più prepotenti e dannose.
Se si riuscisse nell’intento auspicato di stigmatizzare nelle sedi opportune sistemi digitali così pericolosi, che invece vorrebbero passare per capri espiatori e addirittura fare le vittime (non si capisce di cosa e di chi), l’Italia sarebbe una nazione all’avanguardia e dimostrerebbe di non avere alcuna paura dei cosiddetti ‘giganti del web’, elefanti all’interno di vere e proprie cristallerie.
Si ringrazia per l’attenzione.

Prof. Giovanni Panunzio
Coord. Naz. Osservatorio Antiplagio, ong
antiplagio.org – antiplagio[at]libero.it
18/01/2024

Il Comitato facebook per il NO aveva previsto esattamente il risultato del referendum!

7 Dic

previsione1

Il fondatore del Comitato facebook per il NO al referendum costituzionale, Giovanni Panunzio, aveva previsto con estrema precisione il risultato referendario del 4 dicembre scorso.
I pronostici erano due, ed erano stati pubblicati in momenti diversi: nel gruppo facebook “Il satiro” – http://www.facebook.com/groups/1418911151697578 – e nella pagina dell’Osservatorio Antiplagio – http://www.facebook.com/osservatorioantiplagio. Il primo, datato 30 maggio, diceva: “Pensavo che il referendum sarebbe finito 55% NO, 45% SI. Ma ormai il NO viaggia verso il 60”. Il secondo, postato il 19 novembre, è stato azzeccato in pieno: “Al referendum Renzi perderà 41 a 59, e dirà che con il 41% è legittimato a governare ancora”. Entrambi i post (che vedete sopra e in basso) sono ancora presenti nelle rispettive bacheche e riportati nella pagina del Comitato. Ovviamente Giovanni Panunzio non aveva fatto altre previsioni.
Il Comitato facebook per il NO al referendum costituzionale, gemellato con Osservatorio Antiplagio e nato il 2 maggio u.s. in Sardegna, dove tra l’altro è stata registrata la più alta percentuale di No, ha avuto una media di oltre 20.000 iscrizioni al mese, e il 4 dicembre ha superato le 150.000 adesioni. Alla fine della campagna elettorale è risultato il gruppo più numeroso d’Italia.
Cagliari, 7/12/2016
Comitato facebook per il NO al referendum costituzionale
http://www.facebook.com/groups/1000483656706451
Osservatorio Antiplagio
antiplagio@libero.it

previsione2

Report Antiplagio Magia e Occultismo in Italia 2013/2014. Prossimo Rapporto nel 2024.

12 Nov

OSSERVATORIO ANTIPLAGIO
Ong in difesa delle vittime di ciarlatani e santoni e contro gli abusi nelle telecomunicazioni e nei confronti di minori

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In occasione della ricorrenza di Halloween, che ogni anno è causa di abusi e violenze da parte di sedicenti operatori dell’occulto e santoni, Osservatorio Antiplagio pubblica il:
RAPPORTO ANNUALE 2013/2014 SULLA MAGIA E L’OCCULTISMO IN ITALIA

Premessa
Nel cosiddetto mondo dell’occulto si stanno verificando cambiamenti di rilievo; uno dei più evidenti è la correlazione tra occultismo e gioco d’azzardo: chi frequenta gli operatori dell’occulto, nel 70% dei casi è appassionato anche di giochi. Le più recenti tecnologie e la mancanza di fiducia nelle istituzioni, comprese quelle religiose, sta dirottando l’interesse e la curiosità, in particolare dei giovani, verso forme comunitarie alternative di spiritualità, alla ricerca di soluzioni facili, reclamizzate dai nuovi canali di comunicazione e nei social network. Tutto ciò, che a prima vista può apparire consolatorio, è in realtà illusorio, e soprattutto mette a rischio la vita privata delle persone, bombardate ogni giorno da promesse irrealizzabili e richieste di denaro e dati sensibili. La conseguenza è che, nella stragrande maggioranza dei casi, chi è in crisi e si rivolge ad un operatore dell’occulto o cade nella rete del gioco compulsivo peggiora la propria condizione; mentre chi pensa di essere uscito dalla crisi grazie al mago, al santone o al “gratta e vinci”, senza valutarne la casualità, rischia di cadere in successive trappole “magiche”. Nonostante questo, negli ultimi tre anni, per via della crisi economica, il volume d’affari di maghi e occultisti è diminuito del 25%, attestandosi su 4,5 miliardi di euro annui. Le singole tariffe, quindi, si sono ridimensionate, ma non i consulti. Tale riduzione è determinata anche dall’aumento della “concorrenza”: sono molti infatti i “senza lavoro” che, soprattutto su internet, si improvvisano cartomanti, sensitivi, guaritori e satanisti d’occasione. In realtà non fanno altro che ingegnarsi per guadagnare, correndo però il rischio di trasformarsi in occasionali truffatori, estorsori, molestatori, violentatori. A tali dati fa da contraltare l’aumento della spesa nel gioco d’azzardo e l’interesse dei cittadini nei confronti dell’occultismo e delle scommesse, che invece è cresciuto. E’ la stessa crisi infatti che spinge a rivolgersi a maghi, santoni, giochi e bingo per acquisire potere e prevalere sugli altri, o comunque trarre un vantaggio, e per la soluzione di problemi di ogni genere.

Problemi più rilevanti di consultanti e giocatori
1) Sentimentali. 2) Psico-fisici. 3) Occupazionali. 4) Familiari. 5) Legali.

Età
11/17 anni: 8%
18/30 anni: 20%
31/55 anni: 39%
56/80 anni: 33%

Sesso
Donne: 51%
Uomini: 49%

Nuovi “media”
Grazie a Facebook, ai cellulari touch e ai tablet, alle scommesse online e in tv pilotate da veggenti estemporanei, alle pubblicità del gioco d’azzardo, ai venditori di numeri del lotto televisivi e ai call center a valore aggiunto (899 ecc.), dove vengono sfruttati giovani disoccupati pagati a provvigione, il cui unico scopo è quello di trattenere al telefono gli utenti che chiamano per un consulto (inconsapevoli del fatto che non parleranno con un esperto), gli italiani che almeno una volta all’anno “investono” nella magia, nell’occultismo, nel gioco d’azzardo e nelle riviste del settore sono circa 12 milioni, il 20% della popolazione, con un incremento del 10% rispetto al 2010. Di questi, un milione è affetto da gioco compulsivo o patologico.
I pagamenti a favore dell’occultista avvengono quasi sempre in contanti o ricaricandogli la carta di debito prepagata, rigorosamente in nero: non solo per eludere le imposte, ma anche per non lasciare tracce. Le stesse vittime infatti, per vergogna, paura e pregiudizi vari, non desiderano far sapere che sono state a consulto da un mago o da un santone.

Tecniche
Tra gli occultisti stanno emergendo nuove figure di operatori:
1) Pseudo-guaritori della psiche, ovviamente senza alcuna competenza, né qualifica, disposti a confortare i consultanti stressati e depressi; ogni incontro costa dai 200 ai 500 euro.
2) Maghi che proteggono da malefici e invidia con amuleti e talismani a prezzi che variano dai 250 ai 1250 euro ciascuno, ricaricabili mensilmente con l’imposizione delle mani, tramite i quali aumentano anche le possibilità di trovare lavoro, riconquistare la persona amata, guarire dalle più svariate malattie e vincere al gioco.
3) Spiritisti che per contattare un defunto chiedono da 1500 euro in sù a seduta, promettendo numeri vincenti per il lotto e il superenalotto.
4) Improvvisati sensitivi che inviano mail-spam a ignari cittadini, invitandoli a chiamare un costoso numero a valore aggiunto per essere informati su un fatto grave, inventato di sana pianta, che sta per capitare ai loro familiari.
5) Satanisti che, in particolare nella notte di Halloween, promettono il “passaggio” dei propri poteri agli adepti e alle vittime, generalmente donne, che prima dovranno sottoporsi più volte al rituale sacrificale collettivo di un animale adagiato sul loro corpo, e poi alla “donazione” di sé stesse ai partecipanti; questi ultimi versano una quota tra i 2000 e i 3500 euro, le donne naturalmente non pagano.
6) Sedicenti indovini che violano gli account di Facebook per appropriarsi di dati personali e successivamente ricontattano gli intestatari, evidenziando capacità divinatorie straordinarie e chiedendo una somma di denaro.
7) Visionari affetti dalla sindrome di Gerusalemme che tornano da un viaggio in un luogo sacro e manifestano rapporti privilegiati e diretti con l’aldilà, creando vere e proprie sètte per organizzare altri viaggi “spirituali” a prezzi esorbitanti.
8) Improbabili maestri della pratica orientale “reiki” che insegnano ai seguaci l’arte della guarigione a distanza, anche per telefono, a patto che frequentino periodicamente corsi a pagamento, da 1500 a 2500 euro, che in futuro permetteranno loro di formare altri taumaturghi.
9) Fantomatici confidenti che, dopo aver creato in una parrocchia una nuova comunità, dove l’adesione è vincolata ad una “offerta” cospicua, occupano subdolamente il posto dei sacerdoti confessori per conoscere la vita privata dei proseliti, e in seguito ricattarli.
10) Chiaroveggenti possessori di immagini sacre semoventi, o che lacrimano, cambiano colore ecc. che organizzano gruppi di preghiera per comunicare i messaggi che provengono dalla Madonna o dai santi raffigurati in quelle immagini, pretendendo un’offerta da chi aderisce.

Dati per regione (classifica prime 5)
1) Lombardia, 2800 operatori dell’occulto, 200mila “clienti”, volume d’affari annuo 80 milioni di euro.
2) Lazio, 2500 operatori, 160mila “clienti”, volume d’affari 75 milioni.
3) Sicilia, 2000 operatori, 150mila “clienti”, volume d’affari 75 milioni.
4) Campania, 2000 operatori, 145mila “clienti”, volume d’affari 70 milioni.
5) Piemonte, 1400 operatori, 90mila clienti, volume d’affari 45 milioni.

Ufficio Stampa Antiplagio
Coord. naz. prof. Giovanni Panunzio
antiplagio[at]libero.it (unico contatto disponibile)

Cagliari, Roma 30/10/2013